INTERNAZIONALE
14 Aprile alle ore 18 italiane convocato il Consiglio di Sicurezza dell’Onu per trovare una quadra tra Mosca e Washington sull’escalation in vista a Damasco.
15 Aprile: nessun passo avanti dopo i veti incrociati
Un diverso modo di approcciare il teatro mediorientale con motivi plausibili nelle scelte fatte dagli attori in scena, è quello inviatoci da uno dei più acuti analisti dall'estero.
Usa: Donald Trump ha sfruttato la necessità umanitaria con una mossa due per uno, il primo mantenere alto il profilo etico degli interventi Usa (gli eroi buoni siamo noi) per abbuonire repubblicani e democratici e il secondo è fronteggiare l'impeachment che si profila con la pubblicazione del libro di Rumy ex FBI. Chissà se i curdi utilizzati contro l'Isis e Al Qaeda in Siria ed Iraq a loro volta utilizzati contro i sovietici in Afganistan la pensano allo stesso modo dopo il ritiro dei "consiglieri".
Francia: Macron alla pari ha telefonato a Putin e tra 20 giorni sarà ricevuto a Mosca. Un calcio al cerchio ed uno alla botte favorito dal fatto che nella telefonata si è prefigurato un pre accordo anticipando che sarebbero stati colpiti siti siriani "sacrificabili" e privi di presenza russa. Come giocherà Macron in NordAfrica e Libia in particolare dopo lo strano caso medico di Haftar a Parigi lo si saprà al suo ritorno da Mosca
Gran Bretagna: Theresa May, spera nelle rose di maggio per far dimenticare ed archiviare le pressioni interne tuttora in forza per la Brexit, per dimostrare che fuori dalla UE si fa e non si aspetta, per archiviare la figuraccia delle 15 spie russe, per dimostrare alla Russia che la stoffa inglese è sempre quella tradizionale. Il fatto che non chieda il cambio di regime a Damasco è la sua carta al tavolo del game.
Russia: Putin fa il bilancio dei prossimi costi di quanto ottenuto finora:stare nel Mediterraneo, fare il realplayer in Medio Oriente e possibilmente in Nord Africa, prossima Libia e bilanciare con la classica presenza a tenaglia quanto, per la Russia, più temibile, lo schieramento Nato in Europa nordorientale post crisi di Crimea
Turchia e Iran: Erdogan, novello Saladino riscuote il dividendo con la sistemazione per qualche tempo del problema curdo e fa il suggeritore di Putin quando afferma che abbattere Assad aggraverebbe il problema umanitario e flussi interminabili di profughi si riverserebbero in Europa. Così lui alza il costo per l'Unione Europea sia di filtro migranti, sia di maggiore giustificabilità del suo regime. Nei confronti della Nato, poi è il bastione sunnita, che tratta con Israele ed è quindi di contenimento all'espansione dell'Iran scita, sostenitore di Siria e del partito degli Hezbollah in Libano
Cina: coerente, stavolta con l'uso di altri mezzi, a proseguire sulla sua via della seta: non investimenti ( e in Siria c'è tanto da ricostruire) per mostrare la sua presenza, ma accompagnamento navale per anticipare la sua prossima presenza negli investimenti
Israele: è bene che tutti gli altri che non sono graditi perché a loro volta non gradiscono che Israele esista (vedi Iran, ma non solo) siano allertati ed attenti a non compiere passi falsi. Sembra che, in queste occasioni, nel DNA del sangue ebraico sia ravvisabile un legamento chiamato Masada
Unione Europea: il giusto...a comunicati e fondi si garantisce il blocco di nuovi migranti
Germania: è il capolavoro di Angela Merkel. La sua non partecipazione ai raid, dopo l'annuncio contrario, significa due cose: 1) rispetto alla Francia che è andata avanti a trattative e missili motu proprio, dimostra che è la Germania perno primario della UE (debole e sfiatata) 2) la cedola che riscuote, per non agire come la Francia o tanto peggio come la Gran Bretagna è l'acquiescenza futura al surplus di 900 mld di euro, (solidarietà europea?) Surplus che restando su carta e quindi in Bundesbank-BCE significa solo che la Germania ha in mano l'Europa con un risultato che nemmeno Bismark si sarebbe sognato.
Italia: Realpolitik? lasciamo perdere. Per ora l'unico interesse terzo è che funzioni il sistema MUOS a Niscemi/Augusta